Consorzio per il Recupero Urbanistico di
Valle Castiglione
         
 
Osservazioni al Nuovo Piano Regolatore della Città di Roma adottato con delibera del Consiglio Comunale n.33 del 19/20 marzo 2003, pubblicato in data 3 settembre 2003.
Consiglio Municipale del 31 ottobre 2003 per la proposta di osservazioni al Piano.
         

Il 31 ottobre 2003 è stata una lunga giornata per tutti noi che abbiamo assistito per ben dieci ore ai lavori del Consiglio Municipale riunitosi per deliberare sullo schema di osservazioni al Nuovo Piano Regolatore della Città di Roma. Una lunga giornata densa di emozioni, di tensioni, di rabbia, di disprezzo.

Emozioni perché in quell’aula si stava dibattendo di noi, del nostro possibile futuro, si stava tracciando la via che può portare in paradiso o all’inferno, a seconda la direzione che si intende scegliere. Tensioni perché ci si è resi subito conto che il clima non era dei migliori e che le persone sedute sugli scranni, dove la gente con il proprio voto li ha fatti sedere, erano tutt’altro che attente alla nostra Comunità massicciamente presente. Rabbia perché le parole proferite nei singoli interventi non corrispondevano affatto a quelle pronunciate nei lunghi percorsi fatti insieme. Disprezzo perché non si può che avere disprezzo per una politica sciatta e cialtrona fatta da uomini e donne che non rispondono a loro stessi ed alle loro coscienze, ma solo alle logiche di partito ed agli ordini che arrivano dall’alto.

E come se nulla fosse, come se le famiglie presenti in aula contassero meno che niente, come se la storia di sacrifici e sofferenze non fosse quantomeno da rispettare, si cambia idea, si cambia faccia, si rinnega la parola data senza neanche sentire il bisogno di chiamare e dire abbiamo sbagliato, questo non lo possiamo fare, dobbiamo necessariamente andare in quest’altra direzione. Nulla. Nulla di tutto questo. Nulla che ci possa far dire oggi che abbiamo a che fare con dei galantuomini. La politica, nobile arte di governare la città, affidata malauguratamente a chi ti cambia le carte in tavola, da un giorno all’altro, senza un minimo disagio morale, scavando fosse davanti alle aspettative della gente, di gente che ha una storia che va rispettata, di famiglie che cercano solo di raggiungere un diritto che non si può più negare dopo trentadue anni di sofferenze. E questo anche se una legge dello Stato prima ed un Decreto Ministeriale poi sanciscono assolutezze: è pieno il rispetto della legalità, ma è anche piena la convinzione che il tempo in questo caso matura diritti sacrosanti che la politica, quella vera, quella seria, quella della ricerca dei mezzi più adatti a dirigere le azioni dei singoli nell’ambito della società civile per trovare le soluzioni possibili, deve salvaguardare.

Abbiamo perso una battaglia. E’ stato uno schiaffo forte, violento, che lascia l’amaro in bocca ed il segno della dita sulla guancia. Ma abbiamo perso solo una battaglia. Dobbiamo affrontarne tante altre, a livelli diversi, sempre più complesse e con più variabili. Tante altre battaglie per vincere o perdere definitivamente la guerra. Questo era il passaggio in cui il Municipio aveva la possibilità di rafforzare le osservazioni del Consorzio, per dare un segnale politico di vicinanza alla gente, dicendo la stessa cosa, ipotizzando le stesse soluzioni, così come peraltro era stato concordato non più di dieci giorni fa. Non un passaggio risolutivo, quindi, ma propedeutico alle valutazioni che dovrà fare il Comune di Roma prima ed in ultima istanza, con l’autorevolezza che le compete, la Regione Lazio. Ora, come tutti voi, sono ancora frastornato da quelle voci che dicono si ad una osservazione che recita “Eliminazione del Perimetro derivante dalla deliberazione del C.C. n.92/97, controdedotte con deliberazione del C.C. n.176/2000 dell’area sottoposta a vincolo assoluto di inedificabilità, perimetrata nella scheda allegata con colore rosso e tratteggiata, con trasformazione dell’ambito in Parco agricolo-archeologico comunale”, ovvero eliminazione di tutta la parte del Quartiere presente nell’invaso del cratere vulcanico. E poi ancora si ad un emendamento sull’osservazione che “identificava quale area a trasformazione ordinaria destinata ad accogliere edificazioni del comparto di Valle Castiglione sottoposto a vincolo assoluto di inedificabilità” quella a ridosso di Castelverde, andando ad ipotizzare di spostare invece le famiglie in una 167 ossia nelle case popolari. Follia! 35 famiglie deportate nelle case popolari!

Follia pura di chi sembra non rendersi conto che Valle Castiglione non è un gruppo di case sparse; Valle Castiglione non rappresenta una cenerentola indifesa da poter gestire come carne da macello. Valle Castiglione è unica ed indivisibile, una Comunità forte, viva, attiva, intelligente, che ha dimostrato in poco più di due anni di poter essere riferimento culturale per tutta questa porzione di periferia. Adesso loro credono di averci affossato, di poter dare sfogo ai loro progetti affaristici ed alle loro bramosie di potere: ma hanno vinto solo una battaglia. Da oggi inizia un'altra fase, una fase in cui necessariamente alzeremo il tiro, ci equipaggeremo di armamenti più potenti, useremo tattiche di difesa e di attacco più scientifiche. Da oggi Valle Castiglione è nuovamente in battaglia. La condurremo tutti insieme, forti della forza della coesione, dello stare insieme, di stringerci intorno ai nostri progetti, di lavorare per costruire La Casa del Villaggio. E lo faremo ancora nel rispetto delle regole del gioco, perché noi siamo dei Signori. Questo li spaventa, e questo noi dobbiamo continuare a perseguire con tutte le energie che abbiamo a disposizione. Tutti insieme, ancora più di prima, senza risparmiare fiato. La nostra salita verso l’obiettivo si è fatta ancora più ripida. La spinta che tutti insieme dobbiamo dare alle nostre soluzioni deve necessariamente essere più forte.

Io sarò sempre lì, davanti a voi, a combattere questa battaglia, convinto che alla fine la sacralità della nostra Comunità avrà la meglio rispetto agli interessi di bottega di quattro politicanti da strapazzo. E se proprio alla fine di questo percorso, dopo aver interloquito con tutti i livelli istituzionali, non dovessimo ancora malauguratamente avere risposte certe alle nostre aspettative, sarò io il primo a suonare la carica per dimostrare tutta la nostra rabbia. Ma questo, ne sono certo, non sarà necessario, perché voglio avere fiducia che lungo il percorso incontreremo interlocutori per i quali una stretta di mano vale ancora più di una firma. E allora, mai come ora, tutti per uno ed uno per tutti.

Il Vostro Presidente
Enrico dr. ARAGONA